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“Vincitori biennale MArteLive 17: Jingge Dong

Si è conclusa il 10 dicembre scorso l’ultima edizione della Biennale MArteLive, svoltasi durante la “settimana Bianca della cultura“, patrocinata da MiBACT, Regione Lazio e Roma Capitale e che ha registrato più di 40.000 presenze complessive, 45 eventi e 38 mostre. Noi eravamo lì in qualità di giudici e in collaborazione con la TAG (Tevere Art Gallery) di Roma abbiamo realizzato l’evento “Satura Lanx” del 7 dicembre.
In questo articolo vi parleremo del vincitore della sezione dedicata alla Pittura: Jingge Dong.

Nato a Pechino nel 1989, Jingge consegue nel 2011 il Bachelor of Art dell’Università Normale di Shangai, il Master della Scuola di Laurea dell’Accademia d’Arte Nazionale Cinese nel 2015 e attualmente prosegue i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. La base della sua poetica artistica ruota intorno ai due temi della ‘notte’ e del ‘caos’, sviluppati dal fascino di pochi e distinti luoghi, tra cui il laboratorio dell’accademia e le strade che percorre quotidianamente per il rientro a casa.
Artwave lo ha intervistato per voi, cercando di fare il punto su alcuni aspetti della sua personalità:
Ciao Jingge, come è maturata la passione per la pittura e quali componenti di essa reputi a te essenziali?

Ciao anche a te Valerio! Beh devo dire che sono sempre stato affascinato dal disegno e dalla pittura fin da piccolo, mio padre ha colto per primo questa mia attitudine e un giorno mi ha portato da una sua collega che insegnava arte al liceo. Così, a 10 anni, ho iniziato a studiare la storia e le tecniche del disegno occidentale. Per le mie capacità di controllare la figura sono stato selezionato a qualche concorso cinese pertinente al settore dell’infanzia e della gioventù. In questo modo devo dire che ho iniziato a prendere confidenza con me stesso e questo l’ho avvertito come una sorta di ciclo virtuoso: grazie alla sicurezza acquisita riuscivo a disegnare meglio, ciò mi gratificava e mi spingeva nello stesso tempo a fare di più. Così pian piano la mia passione per la pitturà aumentò, anche grazie all’incoraggiamento che ricevetti da mia madre, la quale mi spinse a intraprendere un percorso artistico. Studio arte da più o meno 20 anni, penso che siano essenziali pazienza e spirito di osservazione, al fine di percepire il mondo in modo più completo e profondo.
La poetica della tua pittura si lega agli anni della tua formazione in Cina, quali suggestioni esterne ti hanno influenzato?

Nonostante la mia formazione (triennio e biennio) in materia d’arte in Cina, ho sempre portato avanti lo studio degli stili classico e figurativo dell’arte occidentale. Ho accumulato conoscenze sui fondamenti della figura, della plastica e dell’uso dei colori affrontando materie come anatomia artistica, cromatologia e così via. Pensare e osservare gli oggetti in maniera occidentale sono attitudini derivate dallo studio della storia dell’arte e dalle conoscenze dell’estetica occidentale. Tuttavia la forma e il linguaggio della mia ricerca sono profondamente influenzati dalla tradizione storica del mio paese. In Cina, per esempio, ha molta importanza la grammatica per sviluppare competenze di calligrafia e pittura. Sono materie che ho avuto il piacere di studiare fin da piccolo, e che mi hanno aiutato a comprendere i 6 punti principali dell’arte cinese: 1) si deve essere vivaci per poter trasmettere un’emozione 2) è necessaria la disinvoltura per sviluppare bene pennellata e tocco 3) è sempre meglio rifare una figura in maniera più reale 4) i colori dati dipendono strettamente dai vari oggetti 5) struttura e composizione sono fondamentali per il lavoro 6) per poter migliorare è necessario imitare e copiare i grandi maestri. Devo dire che questi 6 punti sono presi in gran considerazione nell’arte orientale, ma non tutti si adattano all’arte occidentale, specialmente se parliamo di arte contemporanea. Sono tanti anni che applico questi sei fondamenti nella mia pittura, e ora mi viene naturale pensare a struttura e composizione. In ogni mia opera cerco sempre di mantenere vivace la scena e cercare di trasmettere un’emozione, un sentimento.
Come ti sei sentito all’idea di trasferirti in Italia per le tue ricerche e cosa ti affascina e pensi ti possa arricchire di questo paese?

Prima di partire per l’Italia avevo già maturato la consapevolezza che questa non fosse solo un paese ricco di arte classica (un celebre esempio dove poterla ammirare è il Museo degli Uffizi) ma anche di arte contemporanea, basti pensare alla Biennale di Venezia. Mi spinse l’idea di poter combinare lo studio di queste due arti per un ulteriore arricchimento artistico. Mi affascinano molto la cultura e il paesaggio, quest’ultimo molto diverso dalla Cina. Ho viaggiato attraverso molteplici luoghi stupendi, come ad esempio le Cinque Terre o i laghi di Garda e di Como i quali mi hanno lasciato una impressione meravigliosa. Riguardo alla cultura sono stato affascinato molto dall’anima delle città storiche, dai musei e dalle opere artistiche, ma oltre a questi due aspetti mi hanno arricchito molto i rapporti instaurati con le persone conosciute, a tal riguardo vanno dei ringraziamenti speciali all’atelier di pittura dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, ai prof. Carlo di Raco e Martino Scavezzon, che con responsabilità mi hanno indicato una via artistica adatta a me. Avrei piacere di citare anche i miei compagni d’accademia, molto simpatici e studiosi da cui ho imparato non solo tecnica e tecnologia dell’arte, ma anche che bisogna essere diligenti e concentrati per poter aspirare ad essere migliori.
La notte e il caos, perché queste due componenti? Le reputi così fondamentali nelle tue opere e in quale misura influenzano le tue creazioni?

Nel 2017 ho vissuto quasi esclusivamente in due posti: uno è l’Accademia, l’altro è dato dal tragitto che quotidianamente percorro per rientrare a casa. Ho scoperto in questi luoghi di vivere una grande emozione, quasi un sentimento estetico che poi mi influenza tanto sul mio pensiero che sul mio percorso artistico. Vi parlerò prima di una scena che vivo ogni giorno la sera rientrando a casa: nella notte si possono percepire tantissimi puntini di luce artificiale, così belli da riuscire a stupirmi e a regalarmi un’euforia che non ho mai provato nella mia vita. tutti questi puntini vanno poi a comporsi in un gruppo che squarcia il buio regalando una percezione di luce come fosse di giornata. Questa visione appartiene solo alla notte, è un panorama inorganico che mi piace definire come “la notte bianca”. Il secondo tema è stato dato da una coincidenza: un giorno nel laboratorio ci fu improvvisamente unìinterruzione di corrente, lì mi è apparsa una scena del caos. I materiali artistici nel buio, la gente, la struttura degli oggetti, linee, puntini dati dalla luce del cellulare e la luce naturale concorrevano tutti a creare un panorama fantastico, un’immagine potente data dall’insieme. Da quel momento ho iniziato a relazionare quest’idea del caos anche ad altre immagini che non ne partecipavano direttamente, fino ad arrivare a utilizzare sempre più questa idea nelle scene quotidiane. Rispetto all’importanza della notte e del caos, vorrei spiegarle in due parti:
1) La funzione della forma: la notte colpisce da sempre il nostro immaginario per l’impressione data dal buio, dall’oscurità; il caos, invece, rappresenta un senso di disordine. Ebbene ho scoperto dalla notte e dal caos qualcosa di bellissimo e vorrei proseguire i miei studi per approfondire la loro percezione. Per quanto riguarda la forma, essendoci sia bianco che nero, chiaro e scuro, pesante e leggero, vorrei provare a spiegare che, essendoci ordine e disordine, luminosità e buio, questo ‘disordine’ per me è ‘caotico’, ergo caos. Questo ‘buio’ è per me la ‘notte’, e la bellezza credo nasca proprio da questo conflitto e contrario. Ecco quindi che i miei studi ricercano la relazione, il bilanciamento tra luminosità e buio, così da trovare bellezza e potenza.
2) La funzione della concezione e dell’idea: a tal proposito vorrei fare un paragone con la mia vita. Attualmente ho 29 anni, è un’età ansiosa che non mi permette di non pensare a tante cose: il lavoro, il matrimonio, la tesi e il mio percorso artistico e cosi via; lo stress mi agita molto e il mio istinto primo è quello di ignorare tutti questi aspetti per concentrarmi unicamente sulla mia arte, tuttavia non mi è possibile e ciò genera un conflitto tra la vita ideale e quella attuale, così ogni giorno tanti problemi si mescolano insieme nella mia mente come le ricerche caotiche del labotatorio. Tutto ciò mi stanca, tuttavia come ho già detto è il conflitto che genera la bellezza, perciò spero di ritrovarla nel caos: le mie sofferenze, magari, tra molti anni saranno semplicemente avvertite come un periodo della mia vita vivace e pieno.
Inoltre la notte mi porta a una riflessione costante: ogni oggetto ha il suo colore in base al raggio colorato che vi si riflette sopra, per esempio una mela riflette un raggio rosso, questo entrando nei nostri occhi viene avvertito come tale. Ma se non vi si riflettesse nessun raggio o in assenza di luce, quale colore essenziale connoterebbe la mela? Secondo me la notte non può darci la risposta, però ci può far riflettere. Nella notte tutti mostrerebbero il loro aspetto essenziale celato durante il giorno, quindi può essere considerata una atmosfera o uno sfondo per svelare l’apparenza reale. In definitiva così posso affermare che la bellezza nasce sempre dalla ‘notte e dal ‘caos’, sia per quanto concerne l’aspetto che la forma.
Cosa ti ha spinto a prendere parte al contest di MArteLive e cosa ti ha lasciato questa esperienza?

Frequentando il corso di pittura all’Accademia di Venezia già da 2 anni ho accumulato una serie cospicua di lavori che ritengo di buona qualità. Mi ha spinto molto il desiderio di scoprire se il pubblico fuori dall’Accademia apprezzasse i miei sforzi fatti e se anche loro avrebbero manifestato dei pareri positivi sul mio operato artistico. Inoltre ritengo la biennale di MArteLive come una manifestazione famosa e di grande qualità, e parteciparvi è stata una buona occasione per mostrare i miei lavori. Vi ho preso parte per la prima volta, devo dire che mi è piaciuta un sacco l’organizzazione, più di una mostra si è trattato di un “live”. Può essere relazionata al pari di una festa, dove l’artista può interagire con gli altri concorrenti, prendere parte allo spettacolo ed apprezzare le loro opere. Per la prima volta mi sono ritrovato a dipingere fuori dal laboratorio, ero un po’ nervoso, lo ammetto, però ho fatto la conoscenza di nuovi amici e artisti. Mentre si dipingeva abbiamo ascoltato la musica, comunicato tra di noi e ammirato lo spettacolo di altri artisti.. è stata davvero una notte indimenticabile.
La vittoria è stata una bella soddisfazione, ora quali sono i progetti per il futuro? Darai spazio ad altri temi o pensi di dover ancora indagare quelli attivi?

Indubbiamente, e a esser sincero, non riesco a non pensare al mio futuro: davanti a me si pone il problema di bilanciare il lavoro che mi servirà per vivere e il mio percorso artistico. Quindi oltre alla pittura sto meditando di provare a vincere un dottorato di ricerca in arti visive, che corrisponde all’estero al PHD in practice. A tal fine sto studiando la lingua inglese, poichè molte università, ad esempio in Olanda e Austria, la richiedono nel test di ammissione. In via alternativa ho un altro progetto: ci sarebbe la possibilità di ritornare in Cina e intraprendere la carriera di maestro accademico, così potrei insegnare ciò che ho appreso in Italia e nel mentre continuare il mio percorso artistico avendo i docenti tempo libero per la ricerca. Quindi per adesso dedico i miei sforzi principalmente allo studio e alla pittura, poi il futuro dipenderà anche dalle occasioni, scherzando penso a cosa succederebbe se tra qualche mese mi contattasse una galleria per un contratto; a quel punto non sarei più uno studente e neanche un futuro maestro, bensì un artista!
Sento il desiderio di dare spazio ad altri temi, ma nel mentre vorrei continuare ad indagare questi, è un conflitto con il quale posso convivere, no? A mio parere a uno studente dell’arte serva sempre il rinnovamento, per questo vorrei provare direzioni artistiche diverse e nuove. Rispetto alla tecnica ultimamente sono in cerca di diverse possibilita’ del materiale e della texture, per provare ad arricchire la scena e il ritmo del mio quadro. Rispetto al tema, sto provando a rappresentare il mito antico cinese attraverso il connubio del metodo sintetico sia occidentale che orientale.
Noi di Artwave non possiamo che ringraziare Jingge per questa intervista, augurandogli il meglio per i prossimi anni!

Valerio Caporilli

12/2/2018

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