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Venezia e la pittura contemporanea. Una mostra e una conversazione

Daniele Capra: Nemanja, quando eri studente hai frequentato a Venezia l’Atelier F dell’Accademia di Belle Arti con il professor Carlo Di Raco, che, vent’anni dopo, ti sei trovato a seguire personalmente come insegnante. Quali differenze hai trovato?
Nemanja Cvijanović: Dai risultati che vediamo oggi, l’Atelier F è il frutto del lavoro relazionale del collettivo artistico generazionale che Carlo Di Raco, con straordinaria devozione, ha curato in venticinque anni. È una presenza collettiva importante che influenza la produzione artistica a Venezia, e che, negli ultimi anni, sta diventando anche un significativo fenomeno nazionale.
D. C.: La mostra Senza tema, per la quale vi ho chiesto di suggerire ciascuno un paio di artisti da invitare, è in qualche maniera un progetto collettivo. Mette al centro non tanto le opere, ma le relazioni e la fiducia nelle persone. Tu, Nemanja, hai scelto Jingee Dong e Paolo Pretolani.
N. C.: Dong è un pittore serio e attentissimo, molto aperto alle sfide metodologiche. Per me rappresenta l’intero nucleo cinese, che in qualche maniera ha sostituito l’importante presenza slava che si registrava all’Accademia anni fa. È un artista che con la stessa incredibile facilità si misura con la piccola dimensione di un quaderno o con formati importanti. Il compagno Pretolani, invece, è un poeta visivo che costruisce le sue opere seguendo principi personalissimi per dare forma a ogni suo singolo pensiero. Ho avuto l’opportunità di presentare la sua opera The Beast Friends in due mostre, e quel lavoro è una raffinatissima metafora delle condizioni disastrose di tantissime nostre società, devastate dalla crisi del capitalismo.

Daniele Capra

23/3/2019

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